giovedì 22 marzo 2012

MORENO BURATTINI: PASSIONE ZAGORIANA

Per questo nuovo capitolo del blog, ho deciso di dare un pò di spazio a colui che è il curatore di Zagor: Moreno Burattini (ricordo di seguire il suo blog che trovate in alto a questa pagina).Ho chiesto a Moreno com'è struturato il suo lavoro e come riesce a conciliare le mille cose che fa.

Moreno Burattini con alcune tavole di Zagor



1) Come nasce la tua passione per Zagor?


La mia passione per Zagor nasce dalle letture che ho fatto da bambino, ragazzo, adolescente, giovane uomo e che non si sono fermate mai. Sono cresciuto leggendo Zagor. Oppure, potrei dire che leggendo Zagor sono rimasto bambino.


2) Zagor, il blog, due forum, facebook, la famiglia e altre mille cose. Ma come fai?


Dormo poco la notte. Scherzi a parte, sono uno che non è messo in imbarazzo né da un foglio bianco, né da un uditorio: mi piace scrivere e parlare. Farlo mi viene facile e, di solito, quando scrivo qualcosa è buona la prima, nel senso che i testi nascono già quasi pronti per la pubblicazione, non c’è molto da correggere e cesellare. Inoltre, non ho l’abitudine di bivaccare nei bar né di stare in poltrona davanti alla televisione, per cui le ore che gli altri (che un po’ invidio) dedicano agli apertivi o al caffè del dopocena, io le dedico al lavoro (che per fortuna per me è un piacere). I miei figli sanno che non smetto mai di pensare, di avere idee, di appuntarmi le cose e mi sopportano se, anche quando sono con loro, mi metto a raccontargli un libro che ho letto.



3) Nel momento in cui ti hanno comunicato che saresti diventato il curatore di Zagor, quali pensieri ti sono passati per la mente?


Ho pensato che non avrei più potuto ripararmi dietro la responsabilità altrui, e che da quel momento in poi gli errori sarebbero stati tutti a carico mio. In realtà, era da parecchio che il lavoro pratico del curatore lo svolgevo io e Mauro Boselli si limitava a dare un’occhiata e approvare quasi tutto quel che facevo, dopo avermi fatto scuola per un paio di anni.


4) In cosa consiste il tuo lavoro di curatore della testata?


Consiste nel presentare ogni mese (a volte, in un mese ci sono anche due uscite) l’albo pronto per la pubblicazione sul tavolo del direttore editoriale (oggi è Mauro Marcheselli), dopo averne seguito la lavorazione dal soggetto fino al lettering e le correzioni finali. Devo essere garante della qualità del prodotto, e del lavoro mio e degli altri collaboratori, e ovviamente ci si aspetta da me che quel che presento sia pubblicabile (nessuno mi controlla prima). Avendo in gestione un personaggio che non ho creato io e che ha cinquant’anni di vita e una lunghissima tradizione da rispettare, si tratta di una grande responsabilità.


5) Quali sono i tuoi strumenti per documentarti nello scrivere le storie?


La prima documentazione di base è la lettura di tanti fumetti e di tanti libri, la visione di tanti film, e una grande curiosità di fondo. Serve anche una cultura generale che permetta di orientarsi nella letteratura, nella geografia, nella storia e un minimo di conoscenza dell’animo umano. Poi, una volta mi documentavo attingendo alle biblioteche (mie o altrui). Lo faccio ancora, e leggo tanti libri, ma oggi Internet facilita le cose, soprattutto nella ricerca iconografica.



6) Com’è dividere l’ufficio con Mauro Boselli?


Divertente! Mauro è un tipo imprevedibile e di una cultura mostruosa, ho tutto da imparare da lui e averlo di fronte è una scuola quotidiana.


7) Ti capita mai di avere dei diverbi con sceneggiatori/disegnatori?


No. So di altri curatori che li hanno. Io, per indole e per convinzione, preferisco parlare con tutti spiegando in modo fermo ma garbato il mio punto di vista, portandoli a convenire con me prima sull’esistenza di un problema, poi sulla possibile soluzione. Ci sono due scuole di pensiero, in tutte le aziende: una, quella che predica il pugno di ferro e i modo bruschi con i collaboratori, che devono sempre essere strigliati come le reclute dai sergenti dei marines; l’altra, che consiste nell’instaurare un dialogo con chi lavora con noi a un progetto comune per motivare le persone e farne una squadra. Io seguo la seconda linea di pensiero. Peccato che mi sia capitato spesso di avere a che fare con dirigenti che sposavano la prima.


8) Oltre a Zagor, quali fumetti apprezzi e leggi della Bonelli?


Il fumetto bonelliano rappresenta, in generale, il mio format editoriale preferito. Potrei dire che leggo tutto, ma per fare una classifica delle testate che apprezzo di più, limitandomi alle prime cinque, ecco l’elenco: 1) Zagor; 2) Tex; 3) Dylan Dog; 4) Brendon; 5) Dampyr. Considero fuori classifica i Romanzi a Fumetti, ognuno dei quali vale per sé. “Gli occhi e il buio”, per esempio, è un capolavoro.


9) Hai avuto l’immenso piacere di lavorare con Sergio Bonelli. Cosa ti ha insegnato sia nella vita personale che nella vita lavorativa?


Sergio Bonelli mi ha insegnato e dimostrato come il lavoro possa essere una passione, e quanto sia bello poter lavorare a qualcosa che ci entusiasma.

Sergio Bonelli e Moreno Burattini durante un incontro



10) Chiudo questa breve intervista chiedendoti di dare un voto al tuo operato di questi anni.


Ecco una domanda a cui trovo difficile rispondere, non perché non abbia sufficiente spirito autocritico per vedere i miei limiti o abbastanza autostima per concedermi il diritto di essere soddisfatto di me, ma perché il mio operato è così variegato e riguarda campi d’azione così doversi che non basterebbe un voto per valutarlo nel complesso (anche se poi un voto dato dal diretto interessato non avrebbe comunque un peso specifico degno di nota, perché nessuno è un buon giudice di se stesso). Posso dire di avere la presunzione di ritenermi meno apprezzato e considerato di quello che meriterei: mi capita a volte di non sentirmi tenuto nella giusta considerazione nonostante i risultati ottenuti.


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